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Torre Astura
Il portale istituzionale del Comune di Nettuno (RM)

torre_asturaIn epoca medievale, alla foce del fiume Astura, 5 chilometri a sud di Nettuno, la località era abitata e sede di un antico porto romano. Dalla superficie del mare affioravano i resti di una peschiera di 15.00metri quadrati. Sui resti della peschiera,
nel 1193, i Frangipane, signori del posto, per difendere Astura dai Saraceni, costruirono la torre, larga 30 metri per 15, meno grande dell'attuale. Plinio descrive Astura come un'isola e la notizia è confermata dai resti di un ponte che collegava l'isola alla terra ferma. La tavola Putingeriana ricorda Astura come una stazione della via Appia. Cicerone, che vi possedeva una delle sue ville, così descrive il luogo: “Astura locus quidam amoenus, in mari ipso, qui ab Antio et circejs aspici possit“. I Romani vi avevano costruito un porto e un palazzo imperiale di cui restano le rovine. Vi soggiornarono probabilmente Augusto, Tiberio e Caligola.

Nel 1268 Corradino di Svevia, sconfitto a Tagliacozzo, si rifugiò in Astura, ma Giovanni Frangipane, signore di questa terra, lo consegnò a Carlo d'Angiò, re di Napoli e l' ultimo degli Svevi fu decapitato in piazza del Carmine nella città partenopea. Il tragico episodio commosse profondamente il viaggiatore e storico tedesco Ferdinando Gregorovius, che a metà ottocento visitò questi luoghi e dedicò due commoventi poesie a Nettuno e Torre Astura.

Per Gregorovius, Torre Astura “è la vedetta del Romanticismo, è la torre dei poeti tedeschi in Italia e dovrebbe essere dichiarata proprietà nazionale tedesca“. Dopo essere stato feudo dei Castani e degli Orsini, nel 1426 Astura passò ai Colonna, i quali, intorno alla metà del XVI secolo ristrutturarono il castello, conferendo ad esso l'attuale aspetto. Eleganti forme rinascimentali si aggiunsero negli anni alle opere romane e al rustico medievale.

Di una antica “Foresta di Astura“, poi chiamata “Selva di Mattone“, restano oggi le modeste, seppure rigogliose, testimonianze della pineta di Astura e dei boschi di Foglino e di Crocette. Il luogo ha ispirato nei secoli scrittori e poeti. “La foresta presso Astura è bellissima - è il racconto di Ferdinand Gregorovius, scritto nel 1854 - la flora qui è di una magnificenza tropicale, l'edera si avvinghia alle querce maestose “. E ancora Giuseppe Brovelli Soffredini, nel 1887. “l'immenso, imponente e grandioso giardino, il cui suolo era tappezzato da un verde scintillante nelle chiazze assolate e da un verde turchinoccio sotto l'ombra degli annosi cerri“.

Gabriele D'Annunzio, che vi è stato nel mese di marzo del 1897, racconta di una “pineta meravigliosa i tronchi sono così fitti che lasciano appena penetrare qualche occhio di sole e gli alberi fulvi, con i loro rami carichi di aghi, brillano di questa divina iridescenza, di questa sovrammirabile opera d'incanto-aracnea“.f

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